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Nuraghe Is Meurras
Adagiato su uno dei rilievi collinari (m. 62 s.l.m.) che fanno da corografia attorno al lago artificiale di Monte Pranu, il nuraghe sorge sulla sponda meridionale del Rio Palmas. La fertile piana, che si stende ad ovest per una decina di Km verso gli stagni di Porto Botte e la laguna di Sant’Antioco, ma soprattutto la naturale via di penetrazione tracciata dallo stesso fiume, è uno dei principali motivi della realizzazione di una primaria torre, verso la metà del II° millennio a.c., da parte di popolazioni nuragiche. In tal modo fu consentito il controllo del territorio destinato all'allevamento, ed in maniera particolare, la gestione delle acque del Rio Mannu che qui diventa Rio Palmas, a quei tempi probabilmente navigabile. Col nuraghe Carroccia, posto a breve distanza, costituivano una valida presenza nella gestione dei beni comunitari.
Il nuraghe, e tutto il complesso archeologico, è stato interessato, nel 1997 da un’opera di ripulitura e valorizzazione.
Si compone di un nuraghe di tipologia insolita, costruito in blocchi megalitici subsquadrati disposti in orditi abbastanza regolari, a nord est del quale si sviluppa un esteso villaggio per lo più ridotto ad una distesa di pietre: dal crollo generalizzato emergono alcune strutture megalitiche e qualche capanna messa in luce da scavatori non autorizzati. Il nuraghe invece conserva per una certa altezza l’originario elevato, tuttavia non è immediatamente leggibile nella sua planimetria. Secondo il rilevamento effettuato dai tecnici della Soprintendenza di Cagliari, si compone di un corpo principale di forma ellittica rifasciato in parte, all’estremità nord, da una possente muratura. Questo corpo ellittico è fronteggiato ad est da una torre circolare che comunica con un angusto cortiletto, sotto il pavimento del quale è stata ricavata una cisterna.
Tornando all’area del villaggio, questo è chiuso ad est da una muraglia megalitica, provvista all’interno di una torre-capanna in prossimità del presunto ingresso, fuori della quale rimangono una fonte con copertura a tholos in gran parte crollata e, più in alto, una probabile area sacra con struttura di pianta ellittica racchiusa all’interno del recinto megalitico. In superficie, nell’area del villaggio si raccolgono frammenti di terracotta nuragici del bronzo recente-finale (secc. XIII-XI a.c.) e romani, oltre ad un’abbondante industria litica (macine e macinelli, lisciatoi, pietre con incavi ai lati, teste di mazza) e .
Un centinaio di metri a sud-est sono visibili i resti di un grosso caseggiato di età romana con elementi di un torchio ancora in situ.
Tombe di giganti di Is Meurras
Al grosso insediamento nuragico di Is Meurras facevano capo almeno tre tombe dei giganti del tipo ”a filari” situate ad una certa distanza da esso. Quella più vicina al nuraghe, cui volgeva l’esedra, solo lambita dalla vecchia linea ferroviaria Carbonia-Sant’Antioco è andata recentemente distrutta nel corso di lavori del Consorzio di Bonifica. Le altre due, orientate secondo l’asse est ovest, si localizzano sul lieve pendio delle due collinette che fronteggiano il nuraghe Meurras. Anche queste due sepolture, nonostante risultino comprese all’interno di un’area sottoposta a vincolo sin dal 1991, sono state oggetto di ripetuti danneggiamenti da parte di scavatori abusivi e in occasione di lavori di spietramento e posa di pali per recinzione. Tra l’altro tangente ad esse è situato un interessante circolo megalitico dal diametro di circa m 10.
Nuraghe Carroccia – Loc. Carroccia
L'edificio, ubicato nella parte meridionale dell'invaso artificiale di Monte Pranu (59 m s.l.m.) occupa una posizione particolarmente strategica all'imbocco della naturale via di penetrazione, segnata dal solco vallivo del fiume Palmas (Rio Mannu all'interno), che dal mare, all'altezza delle saline di Sant’Antioco, portava verso il cuore del Sulcis. Insieme al nuraghe Meurra da cui dista circa 800 m a SE, costituiva un valido sbarramento nella gestione delle acque e delle risorse economiche e soprattutto dell'asse viario lungo la valle, dove, quasi certamente, a quei tempi il fiume era navigabile.
Il monumento si colloca fra i nuraghi complessi, probabilmente qudrilobato, ed è uno dei più imponenti del territorio. E' costituito infatti da una torre centrale racchiusa in un bastione a tre torri frontali trasverse. La torre primitiva, ha l'ingresso esposto a SSE. Attualmente è visibile l'architrave a livello del crollo di cui è colmo il cortile. Dall'interno della camera è visibile l'andito d'ingresso. Dalla sinistra di quest'ultima doveva partire la scala che conduceva alla parte alta della torre, molto probabilmente a due piani, vista la vastità del crollo sul versante nord. Il corpo aggiunto alla torre primitiva consiste in un bastione trilobato. La seconda torre, di circa m 3 d’ altezza, è posta ad est rispetto a quella centrale. La camera conserva la tholos praticamente quasi integra. Degli scavi abusivi hanno evidenziato i rispettivi ingressi a luce ogivale aperti in direzione del cortile sia nella torre centrale sia in quella perimetrale est. L'edificio è stato realizzato con blocchi poligonali di roccia liparitica leggermente sbozzati.Alla fortezza è annesso un villaggio che si estende notevolmente a est-sud est, con resti murari ben visibili, probabilmente di un ulteriore bastione che lo inglobava. Guarda direttamente in quello che allora era il fondovalle solcato dal fiume. Durante periodi di grave siccità, quando il bacino si svuota, si può meglio capire l'importanza strategica dell'area dal numero elevato di costruzioni: nuraghi, strutture dolmeniche, tombe di giganti, circoli megalitici ecc., che realizzavano un fervore di vita nella gestione comunitaria del patrimonio agro pastorale.
Tomba dei giganti - Località Carroccia
La sepoltura è posta a sud est rispetto al nuraghe omonimo, da cui dista m 200 circa, ai piedi della muraglia del bacino artificiale di Tratalias che guarda verso Giba. Appartiene al tipo di tombe di giganti "a filari". Il monumento allo stato attuale risulta molto degradato, seppure quasi completo nel suo impianto di base (fig. 14). Esposta con ingresso a SSE è completa del vestibolo con le ante dell'esedra, seppur ridotte a uno o due filari di grossi blocchi poligonali di trachite. Ben circoscritti internamente e in parte crollati e rimossi esternamente, presentano uno spessore murario di m 1,50 e m 10 di corda sull'asse interno. L'ingresso lo si individua al centro del semicerchio per la mancanza del blocco. Il corridoio funerario, leggibile sul perimetro di base interno, per alcuni blocchi ben piantati e allineati, ha larghezza di m 1,5 e lunghezza di m 8,50 nel suo sviluppo interno. La lunghezza totale è di m 11,30 dall'ingresso alla parte finale esterna che si presenta absidata e residua per tre filari. La fiancata sinistra è residua solamente nel filare di base, mentre quella destra conserva tre filari originali, aggettanti. In tempi non lontani la fiancata ha subito la sovrapposizione di un muro a secco di confine per l'altezza di circa un metro. Durante i lavori per la realizzazione del muraglione della diga, che guarda a Giba, la tomba ha subito notevoli danni. Buona parte dei blocchi e lastroni del monumento sono stati utilizzati allo scopo.
Area archeologica di Monte Pranu
Le sponde del lago artificiale di Monte Pranu sono ricchissime di testimonianze archeologiche a partire dall’età eneolitica o del rame (circa 2500 anni AC) sino a quella romana inoltrata, che ha lasciato molte tracce di sé anche in corrispondenza di monumenti preistorici di età nuragica. Il Monte Pranu in particolare, lo stretto pianoro ignimbritico che ha dato il nome all’invaso, ha ospitato alla sommità un villaggio dell’età del rame appartenente alla cultura cosiddetta di Monte Claro, mentre due nuraghi monotorri vennero edificati uno alle estreme propaggini occidentali, l’altro in posizione diametralmente opposta, con ampia visuale sul corso del Rio Palmas ed in perfetto collegamento con numerosi nuraghi, tra cui il Meurras. Quest’ultimo è un monumento complesso situato anch’esso in posizione di controllo strategico sulla valle del Rio palmas. Si tratta quindi di un’area a fortissima concentrazione di testimonianza preistoriche nel raggio di poco più di un Km contiamo almeno 11 nuraghi, 4 villaggi, 6 tombe dei giganti, 2 delle quali, in probabile associazione con circoli megalitici sono state recentemente individuate nella pineta che si addossa alle pendici settentrionali del monte.
Nuraghe Tratalias o Assa
Domina Tratalias dall’alto sulla collina denominata proprio Su Nuraxi posta a nord rispetto al paese (m 86 s.l.m.). Si staglia isolato nella pianura, con amplissima visuale in ogni direzione. Lo sguardo può spaziare a sud sino al golfo di Palmas, mentre a nord si ferma alla catene montuose che separano il territorio di Tratalias da quelli di Carbonia e Perdaxius. Si tratta di un nuraghe complesso trilobato, provvisto di una torre centrale (mastio), tre torri perimetrali disposte a triangolo unite da cortine murarie ad andamento retto-curvilineo, e cortile interno con ingresso volto a SE. Ad onta delle distruzioni antiche e moderne (praticamente tangenti sono due serbatoi per l’acqua e un fortino militare, sul mastio una vedetta antincendio) il monumento si conserva in discrete condizioni, leggibilissimo nella sua planimetria. La tecnica costruttiva delle murature prevede l’impiego di blocchi megalitici poligonali di andesite; gli interstizi sono rinzeppati con l’ausilio di pietre di piccole dimensioni. I numerosi scassi per l’impianto dei serbatoi idrici e delle relative condotte hanno portato in luce, nei pressi del nuraghe e lungo tutto il versante SSE della collina, centinaia di frammenti di terracotta di età nuragica anche geometrica (secc. XIII-VIII/VII a.c.), fenicia punica e tardo-punica (secc. VIII/VII-II/I a.c.). Lungo la strada che conduce al nuraghe sono visibili, in sezione, cospicui resti di case con ogni probabilità relativi all’abitato di età fenicio-punica e romana. Un settore distinto dell’abitato di età punica e tardopunica si localizza invece alquanto più basso a SSO, nei pressi di alcune abitazioni costruite in anni recenti. Frammenti di bruciaprofumi a testa femminile (kernophoroi), figure drappeggiate e votivi anatomici testimoniano che nei pressi del monumento si sviluppò, in età tardopunica, un probabile culto della dea Demetra.
Villaggio prenuragico di Tracasi
Nella località Tracasi, un altro medau del territorio comunale di Tratalias che dista circa due chilometri dal paese, sono stati trovati dei resti ceramici appartenenti alla "cultura di Ozieri". E’ importante porre l'accento sul ritrovamento a circa 60 cm dalla superficie di "fondi di dimore circolari" che indicano la presenza di un villaggio prenuragico del neolitico recente (3300-2432 a.c.). E' proprio in questo periodo che anche in Sardegna si attua la rivoluzione agricola, ossia il cambiamento di abitazione dalle grotte in microvillaggi situati in pianura dove era possibile praticare l'agricoltura. Anche il villaggio di Tracasi era abitato da allevatori e agricoltori come dimostrano i resti di ossa di animali quali buoi, pecore, maiali, capre e cani (fine IV- primi secoli del III millennio a.c.).
Complesso Nuragico di Sirimagus
Il complesso Nuragico di Sirimagus è ubicato in un contesto archeologico molto vario. E' situato in cima all'omonima montagna di 367 m s.l.m. che domina la sottostante pianura costellata da numerosi nuraghi, villaggi e tombe dei giganti. E’ posto a controllo della via di penetrazione costituita dalla valle del Rio Corrovotus, ma impediva anche l’accesso di eventuali invasori che potevano risalire il monte dal versante che guarda il territorio dell’attuale Carbonia. Da questa parte infatti si raggiunge abbastanza facilmente il pianoro del laghetto artificiale di Sirimagus che ha dato il nome alla località (letteralmente laghetto del mago o del diavolo: toponimo che in paese ha fatto si che si tramandi, di generazione in generazione, la leggenda secondo la quale in quei luoghi avvengano apparizioni soprannaturali). Col termine “irì” gli abitanti di Tratalias designano infatti alcuni laghetti forse originariamente naturali, ma che l’uomo col tempo ha modificato lungo il perimetro con opere atte a contenere la fuoriuscita dell’ acqua e ad aumentarne la capienza: non è infrequente trovarli presso insediamenti di età preistorica ma anche punica e romana. L’insediamento nuragico è costituito da un nuraghe complesso: due corpi di fabbrica semicircolari si addossano al paramento meridionale della torre centrale, collegata a nord e ad ovest con due torri minori per mezzo di cortine murarie rettilinee; in questo settore sono ingentissimi i danni operati dagli scavatori abusivi alla ricerca di inesistenti tesori. Un altro muro ad andamento sinuoso, costruito a strapiombo lungo il bordo orientale del pianoro sommitale, parte dalla torre centrale verso nord. Questo settore più alto è chiuso a NO da una muraglia megalitica, oltre la quale è visibile l’imboccatura di un pozzo, più in basso sono i resti di un grosso villaggio e di un’altra muraglia megalitica, ancora oltre un antemurale turrito. Numeroso frammenti ceramici pertinenti ad anfore puniche assieme a forme di impasto miniaturistiche e a ceramica nuragica, sono visibili, anche in sezione, negli squarci operati dagli scavatori abusivi: trova così parziale conferma la notizia dell’archeologo Paolo Bernardini che segnalava nel sito della fortezza nuragica una frequentazione di età fenicia.
Nuraghe Cuccu
E’ il nuraghe meglio conservato del territorio comunale, situato in uno dei numerosi medaus chiamato proprio Is Cuccus. Sino a pochi anni fa era adibito a ricovero per il bestiame giacché risulta praticamente inglobato negli ultimi caseggiati dell’omonimo medau. E’ un nuraghe monotorre, con un’altezza residua di oltre m 4, costruito in blocchi megalitici poligonali. La camera circolare, si presenta al suo interno di circa m 5,50, originariamente voltata a tholos e oggi scoperchiata, si presenta al suo interno del tutto sgombra di crollo, con alla base tre nicchie ogivali disposte a croce e un ingresso al vano scala sopraelevato sulla sinistra. Si accede alla camera per mezzo di un corridoio a volta ogivale di circa m 5 di lunghezza per circa 4 m di altezza. A metà circa di esso si affrontano due nicchie. E’ presumibile, data la sua posizione, che sia sorto come avamposto difensivo e di controllo per gli insediamenti nuragici situati nelle zone più interne.