Ci si arriva percorrendo la SS 130 verso Iglesias e prendendo la SP 2 e successivamente la SS 293 fino al paese di Nuxis. Superato l'abitato si trovano sulla sinistra i cartelli turistici che indicano il sito campestre di Sant'Elia di Tattinu, meta di pellegrinaggi. L'ultimo tratto, pavimentato a ciottoli, conduce alla chiesa.
La chiesa di Sant'Elia si eleva sulla valle percorsa dal rio Tattinu. L'area, antropizzata fin dalla preistoria, fu abitata anche in età nuragica, come testimoniano un villaggio e un pozzo sacro. La successiva presenza romana ha lasciato strutture edilizie oggi allo stato di rudere. L'impianto della chiesa in età bizantina è connesso a insediamenti legati allo sfruttamento delle risorse minerarie.
Per apprezzare la chiesa di Sant'Elia di Tattinu nelle sue forme originarie bisogna ricorrere a vecchie fotografie in bianco e nero, poiché il restauro moderno ha stravolto i dettagli dell'edificio, chiaramente riconducibile all'architettura cruciforme della Sardegna bizantina. Le murature d'impianto dovevano essere caratterizzata dall'uso di conci squadrati agli angoli dell'edificio, mentre i tamponamenti dovevano essere in pietrame misto di minori dimensioni. La pianta è cruciforme con bracci uguali sormontati nel punto di incrocio da un tiburio quadrangolare sovrastato da ciò che appare come la parte più alta di una cupola molto allungata quasi ogivale, completamente intonacata così come il tiburio. Nella facciata, sormontata da campanile a vela, si apre il portale principale, del tipo ad architrave monolitico gravante sulle murature perimetrali. I quattro bracci sono voltati a botte ed esternamente coperti da tetti a spioventi con tegole. All'incrocio dei bracci si eleva la cupola, impostata su rudimentali scuffie. L'attuale cupola è moderna poiché l'originale crollò nel 1909. Non è originario neanche il braccio O, ricostruito più corto rispetto all'originale.