Domusnovas si trova nella zona sud-occidentale della Sardegna, nella regione del Sulcis Iglesiente, al centro della valle del rio Cixerri, adagiata ai piedi del massiccio della Punta San Michele (906 m s.l.m.). Il territorio comunale, di natura calcarea, è prevalentemente montano. Alle spalle delle grotte di San Giovanni si apre la valle d'Oridda, ricoperta dalla foresta del Marganai e ricca di miniere abbandonate. Il territorio e ricco di numerose grotte. Domusnovas è stata abitata fin dai tempi più remoti. Ancora oggi, infatti, troviamo le tracce di insediamenti risalenti al neolitico, come i resti delle due mura ciclopiche che chiudevano l'ingresso della grotta di San Giovanni e che vennero demolite nel XIX secolo. L'età nuragica ha lasciato segni evidenti, il più importante dei quali è il nuraghe Sa Domu 'e s'Orcu" che sorge poco distante dal Rio San Giovanni. Questo nuraghe è costituito da una torre centrale circondata da un bastione di figura irregolare con al suo interno un cortile, circondato all'esterno da una muraglia intercalata da cinque poderose torri. Durante la dominazione romana Domusnovas era un grosso villaggio situato lungo la strada della Kalaris Sulki e si trovava nel distretto della vicina Metalla venne sfruttato intensamente perché ricco di piombo argentifero, dalla quale riceveva il minerale da lavorare nelle sue fonderie, situate lungo il corso del rio San Giovanni. Nel 1257 il giudicato di Cagliari venne occupato dalle truppe di Pisa e la piana del Cixerri venne concessa al conte di Donoratico, Ugolino della Gherardesca. Il conte Ugolino, giunto nei suoi territori sardi, non essendo ancora sorta Villa di Chiesa (Iglesias) si stabilì a Domusnovas, all'epoca cinta da mura, dove costruì una rocca. Domusnovas venne dotata di un "Breve" e di una propria autonomia, incentivando l´attività mineraria, regolamentandone le diverse fasi lavorative e promuovendo la nascita di nuove fonderie. Nel 1288 il Conte fu fatto prigioniero dai Pisani e morì in carcere. Il figlio Guelfo, con la popolazione di Domusnovas e Villa di Chiesa, si ribellò a Pisa, scatenando l'immediata reazione della città toscana che inviò le truppe sotto il comando di Ranieri e del Giudice d'Arborea, Mariano II. Guelfo perdette e Domusnovas venne occupata dagli Arboresi, i quali smantellarono la rocca. Guelfo ritornò all'assalto, aiutato dal fratello Lotto, e riprese, ma solo per poco tempo, il potere. I due fratelli furono poi definitivamente sconfitti e messi in fuga. Il dominio pisano durò poco: nel 1324 si ebbe l'occupazione aragonese ad opera dell'infante Alfonso ed entrò a far parte del Regno d'Aragona. Durante questo periodo Domusnovas fu amministrata da un Vicario inviato dal Re in persona e nel 1355 inviò due rappresentanti all'assemblea per la costituzione del primo parlamento sardo. Nel 1432 il re Alfonso affidò Domusnovas a Luigi D'Aragal, suo luogotenente. Gli Aragal furono i feudatari fino al 1510, quando -estinta la famiglia- il feudo passò a Ludovico Bellit e ai suoi eredi, ai quali nel 1605 subentrò Ludovico Gualbes. Nel 1627 il feudo passò ad Antonio Brondo e ai suoi eredi fino al 1730, quando passò a Cristoforo Bou Crespi di Valdaura e ai suoi eredi fino all'anno 1839, nel quale i feudi furono aboliti. Nel XIX secolo l'economia fu concentrata quasi esclusivamente sull'attività mineraria, abbandonando l'attività agricola e pastorale che aveva caratterizzato la più importante economia dell'Iglesiente nei periodi precedenti. Questa tendenza proseguì fino agli 50 del XX secolo, quando il comparto minerario entrò in crisi in tutta la Regione.