Prima che vi giungessero i Fenici, intorno all'800 a.C. i sardi dei nuraghi avevano già scelto la Valle di Antas come luogo di culto e avevano delimitato l'area elevata di una collina con un recinto sacro.
La solennità del luogo, la sua sacralità indusse i Punici ad erigervi un tempio verso la fine del VI secolo a.C.
I Romani ne costruirono sopra uno più grande nel terzo secolo a.C. e lo restaurarono al tempo dell'Imperatore Caracalla (211-217) cui era dedicato.
Gli studi più recenti hanno risolto la vecchia disputa sul Sardopatoros Hieron, un santuario dedicato al Sardus Pater, menzionato da Tolomeo nella sua geografia del II° secolo e ubicato tra Sulci e Othoca.
L'iscrizione sull'epistilio del tempio romano suona Imp(eratori) Caes(ari) M. Aurelio Antoni no Augusto P(io) F(elici) Templum Dei Sardi Patris Bab(...), dalla quale risulta evidente come quello di Antas sia il tempio del Sardus Pater o almeno uno dei templi dedicati al dio eponimo dei sardi.
Il rinvenimento di iscrizioni puniche ha consentito di stabilire inoltre che il tempio era dedicato dai punici a Sid Babay, divinità corrispondente al dio sardo Sid, figlio di Melkart, l'Ercole del l'antichità classica, padre di Sardus, eroe e dio nazionale dei sardi. Dunque una continuità nel culto di questo dio benefico, protettore dei cacciatori, ma anche di navigatori e mercanti. Antas divenne nel tempo un centro di culto di grande importanza. Il Rio Antas che vi scorre accanto era considerato «sacer fluvies». Il tempio è punico con orientamento nord-ovest-sud e nella pianta tripartita, vestibolo, va no mediano e penetrale geminato, con antistanti due vaschette per l'acqua lustrale. Gli scavi hanno restituito gran copia di materia li, t ra cui grani d'oro, ceramiche, monili e un bronzo figurato che rappresenta un giovane ignudo con un giavellotto nella mano sinistra e la destra, sulla fronte, in segno di devozione; ma soprattutto Antas ha restituito un gran numero di epigrafi, quasi un terzo di quante ne sono sta te rinvenute in Sardegna, di rilevante importanza documentaria.
Oggi il tempio si presenta mutilato: ma la sapiente opera di ricostruzione del Prof. Ferruccio Barreca, ne ha conservato la maestosità conferitagli dagli antichi e la solennità dei silenzi della grande vallata.