La statua eretta in onore del re Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, si trova nella piazza omonima sul lungomare. Il monumento fu inaugurato il 16 luglio 1786, dopo 13 anni la morte del sovrano, e fu opera dello scultore genovese Bernardo Montero, per volere della popolazione carolina in onore di colui che consentì loro di abitare l’isola di S. Pietro. La statua in marmo, poggia su un’alta base quadrangolare, ha al centro il sovrano con veste di condottiero romano, secondo lo stile classicheggiante dell’epoca, ai piedi del quale due schiavi seduti posti ai lati, sembrano ringraziare colui che li ha liberati dalla schiavitù tabarchina. Lo schiavo a destra del sovrano ha mani incrociate e il viso rivolto verso di lui, mentre la schiava alla sua sinistra è sempre rivolta verso di lui e ha in braccio un bambino, che sta a significare forse la continuità della vita della comunità tabarchina. Tali statue vennero collocate nel 1788, anno in cui vennero anche posizionate ai lati della base, a cura del figlio di Don Bernardino Genoves, Alberto, due lastre marmoree, per ricordare attraverso le parole la grandezza del Re. La statua dopo qualche anno venne rimossa, quando l’isola fu invasa dai francesi l’8 gennaio 1793 e i carlofortini la sotterrarono per evitare che l’invasore la “danneggiasse” ma da terra spuntava il braccio destro che impugnava uno scettro, o forse una pergamena, per cui nella fretta si decise di mozzarglielo. Così ancora la si ammira a testimonianza di quel triste episodio. Al suo posto i francesi eressero “ l’albero della libertà”, in segno di conquista dell’isola, ma vi rimase solo per un breve periodo. Il 20 luglio 1793, infatti, la statua fu rimessa al suo posto, perché i francesi già a maggio, si erano arresi ad un comandante spagnolo che riconsegnò l’isola al re di Sardegna. La statua nel corso degli anni fu restaurata: nel 1914 e nel 1982, anche perché subì altri danni, sia per l’incuria del tempo che di qualche maldestro tifoso, che appese al braccio sinistro, striscioni sportivi per festeggiare, nel 1982, la promozione della squadra locale ad un più alto girone.